ESODO

ESODO

MARIA ALACEVICH | STEFANO BUCCIERO | STEFANO MOSTO

dal 29 aprile al 14 maggio 2022

“To live your life in fear

is worse than losing your freedom”.

 Ai Weiwei

Da quando l’uomo vive su questa terra ci sono sempre stati fenomeni migratori, esodi di popoli, gruppi, tribù, verso altre regioni, nella speranza di trovarvi nuove e migliori condizioni di vita. 

Attualmente, circa 281 milioni di persone, pari al 3,60% della popolazione mondiale, per ragioni legate a conflitti, persecuzioni, condizioni di vita precarie, clima di violenza, guerre, degrado ambientale, prospettive economiche di miseria, sono obbligate ad abbandonare le loro case, la maggior parte fugge all’interno del proprio paese, altri invece hanno attraversato i confini e abbandonato la propria terra nativa. 

Migrare significa in primis mettere a repentaglio la propria vita, per molti l’unica àncora di salvezza, è salpare a bordo di una nave di cristallo chiamata speranza, ma talvolta basta lo schiaffo di un’onda per infrangere il sogno in utopia. Coloro che sono riusciti a raggiungere un nuovo paese hanno ricostruito un futuro, dai frammenti della propria esistenza, spesso perdendo o abbandonando famiglia, tradizioni, identità. Ora stranieri in terra straniera, come alberi senza radici, trapianti in una nuova terra.  

Maria ALACEVICH  

Nata a Genova vive a Pieve Ligure. Laureata in Filosofia prosegue la sua formazione con un indirizzo in grafica pubblicitaria e illustrazione editoriale. Dal 1981 lavora come illustratrice in diversi ambiti editoriali dalle copertine de Gli Altri a quelle di Capital. Molti libri e giochi da tavolo per bambini. La sua ricerca passa attraverso lo studio approfondito della calligrafia Sho-Do e dell’acquarello cinese. Nel 2009 frequenta un corso di icone presso il Museo Diocesano di Genova e proseguirà questo percorso per altri sette anni, alla scuola di Alma Lorenzi e poi del maestro russo Aleksandr Stal’nov. Nel 2016 si stacca dall’ambiente degli iconografi e si dedica a realizzare un’idea che aveva in mente da tempo: applicare la tecnica delle icone anche alla rappresentazione di volti che non siano legati alla tradizione sacra. Questo progetto troverà la sua realizzazione nel 2021 nella mostra Sguardi sommersi e salvati alle cisterne di S. Maria di Castello in cui espone la serie La scomparsa: le icone di sei migranti accompagnate dalle foto che attestano le diverse fasi del processo di realizzazione attraverso la tecnica del sankir, che dallo scuro fa nascere le forme. “C’è sempre un volto, anche quando non lo vediamo o scegliamo di non vederlo. Il senso della Scomparsa è proprio in questi volti che prendono o perdono forma nella luce e nell’ombra. Mi riferisco alla scomparsa in mare, nei lager libici, o lungo le rotte sbarrate da filo spinato, di tante persone in fuga da guerre e miseria e in cammino alla ricerca di vita e libertà” (M.A.)

Stefano BUCCIERO

Nato in Brasile, cresciuto in Italia, vive e lavora a Genova. Fotografo e curatore partecipa a progetti indipendenti, principalmente nel campo della fotografia architettonica e del patrimonio culturale UNESCO. La sua ricerca si concentra sulla bellezza nascosta del mondo. L’uso della fotografia gli permette di giocare su vari contrasti, con venature misteriose e un tono malinconico, talvolta irreale.

Partecipa al Premio Nazionale Bruno Munari curato da Gillo Dorfles e Silvana Annicchiarico a La Triennale di Milano. Durante il 2016 espone in Portogallo, Norvegia, Lituania nella mostra europea Notes on Tomorrow a cura di Luisa Santos e coordinata da CreArt Network of Cities for Artistic Creations. Nel 2018 partecipa al workshop The use of photography as a sculptural material organizzato da HDLU Associazione croata arti visive, coordinato da Kristian Kozule Lea Vene presso il Museo di Arte Contemporanea di Zagabria. Nel 2019 partecipa al seminario per curatori The art galleries and their work with local artists coordinato da Adrijana Bozhinoskapresso la Galleria Nazionale di Macedonia a Skopje.

Stefano MOSTO

Nato a Genova dove ha studiato, vive e lavora. Architetto impegnato in diversi progetti creativi, dalla fotografia alla produzione video, alla musica, attualmente è impegnato in una ricerca che coniuga abilità artigianali ad espressione artistica. Inizia a dipingere e disegnare fin da bambino, applicando la sua sorprendente manualità alla continua sperimentazione della materia. Con attenzione costante per la bellezza e il dettaglio racconta il disagio, la solitudine, l’insensatezza, l’inquietudine dell’esistenza umana mediante rappresentazioni in miniatura colme di poesia e delicatezza. Origami di carta che interagiscono all’interno di piccoli microcosmi in cui attraverso il posizionamento e la ponderazione piccole sculture di carta del pane assumono comportamenti umani. Il racconto del cammino dei popoli, la migrazione, ma anche il viaggio interiore di ciascuno, scaturisce da una riflessione sul valore specifico dell’individuo e sul suo carattere precario e finito, sull’insensatezza e sul vuoto che caratterizzano la condizione dell’uomo contemporaneo. Un viaggio in un mondo assoluto di grande potenza espressiva e di significativo impatto monumentale, a dispetto delle piccole dimensioni.