Gabriel Mazenauer
PROCESSI ’10 | GABRIEL MAZENAUER
di Pier Paolo Rinaldi
Le sculture realizzate durante la recente (2019) residenza artistica genovese di Gabriel Mazenauer lasciano la solidità dei blocchi di ferro ossidato e del rovere per la sottile lucentezza del rame: nascono così esili strutture che indagano l’idea dell’equilibrio, in dialogo con l’uso del modulo e con il processo che lo dispone nello spazio, costanti della sua ricerca. Sono sculture che mimano quasi un segno grafico, risultato di un’indagine del materiale che le compone e dello studio delle possibilità combinatorie degli elementi che ne fanno parte. Sono tratti di tubo e giunti dello squillante colore del rame, metallo che nel processo dell’artista scarta dal quotidiano verso l’alto, così come il minerale che diventa pigmento da unire al legante prima della stesura sulla tavola antica. La quotidianità del materiale viene negata dall’aspetto quasi barocco che prendono gli elementi combinati da Mazenauer, senza sconfessare il vincolo della loro forma industriale e predeterminata, assumendo una forma che muta all’occhio dell’osservatore che si muove nello spazio che le circonda. Gli elementi giustapposti – i cubi, le barre, i blocchi rettangolari – sono disposti dall’artista in un equilibrio formale, un ritmo diverso per ciascuna serie di opere, un’atmosfera diversa per ogni materiale che li compone, che sia questo pietra o metallo o persino neve.
Sperimentando tra prova ed errore, correndo il rischio della resistenza strutturale ma operando con la calma dell’artigiano e la sapienza di chi conosce la scienza dei materiali, Mazenauer lavora il legno e la pietra della tradizione scultorea e materie industriali come il ferro e il rame in forme che dialogano con suggestioni nordiche come la materia franca di Ulrich Rückriem e il pensiero sculturale di Max Bill. Nel loro estendersi nello spazio che le circonda, le sculture realizzate durante la residenza genovese nascono nel solco della sua produzione recente, richiamando alla mente i cubi che si avvitano nell’aria di Schräg im Lot (2017) o i ventagli di barre metalliche che si aprono con ordine nordico di Schichtungen (2013). In quelle proporzioni eleganti, nel loro equilibrio tra ordine e caos, però, sembra però essersi andato a insinuare un velo d’incertezza forse portata dal demone meridiano, dal calore di un’estate mediterranea, richiamata dal rosso del metallo.
Sono sculture che crescono verso l’alto, che raggiungono un equilibrio che è diverso, però, dalla solidità alpina che, pure nel loro movimento apparente, richiamano alla mente dell’osservatore di altri climi. Un’inquietudine che traspare anche nelle forme di Crescendo, le sculture installate nell’Alfred Sutter Park di Münchwilen, in Svizzera, nel 2018. Se qui le snelle strutture di moduli di rame dialogano con la pietra della cisterna medievale, là i moduli che si avvitano nello spazio inquadravano ed abbracciavano con il loro peso di ferro ossidato, immerso nel verde del parco, i cambiamenti della luce naturale. Così come la velata inquietudine dei sette segmenti che compongono Silhouette, il monumentale arco di ferro che Gabriel Mazenauer e l’amico e scultore Markus Graf hanno installato nel 2018 nei giardini del castello di Vuillierens, in Svizzera, per la settima edizione della triennale di scultura Bad Ragartz. Una struttura che emerge dalla terra a incorniciare i picchi delle montagne in lontananza, un susseguirsi di superfici piane che si torcono ad offrire al visitatore, a seconda dei punti di vista, una linea aperta o chiusa, larga o stretta, piana o aggrovigliata che s’inscrive nel paesaggio come un segno grafico, il ferro ossidato che si staglia a vibrare di rosso contro il verde della natura e l’azzurro del cielo.
L’artista “conosce esattamente le possibilità dei materiali – scrive Alex Bänninger in Ans Limit(2016), monografia che ha dedicato, insieme con il fotografo e designer Marc Strub, a Mazenauer – e le sfrutta fino al punto in cui la pesantezza raggiunge la leggerezza e la stabilità sfida l’inclinazione. Completa ed emozionante semplicità come riduzione all’essenziale, che mantiene la sua bellezza formale.” Un design in senso progettuale, estetico, che si sovrappone alla materia industriale per indagarne le possibilità formali utilizzando i mezzi della tecnologia e ribaltando la gerarchia di arte e scienza, così come in passato altri artisti hanno indagato con pigmenti minerali e leganti organici le possibilità estetiche della natura.